Durante un corso di aggiornamento dedicato alla discalculia, si affrontava il tema dell’insegnamento delle figure geometriche agli studenti con disturbi dell’apprendimento. In particolare, la discussione si concentrava su come introdurre il concetto di quadrato. Una collega, nel cercare una chiave immediata per spiegare questa figura, proponeva di associarla a un’immagine familiare e concreta: la forma di un toast. L’intento era chiaro: offrire un’ancora visiva e quotidiana per facilitare il riconoscimento del quadrato. Pur comprendendo il valore evocativo di questa proposta, sentivo però l’urgenza di offrire un altro punto di vista. A mio parere, per arrivare davvero alla comprensione profonda di una figura come il quadrato, è necessario costruire le conoscenze che la rendono significativa: il concetto di ortogonalità, la nozione di lati paralleli e congruenti, la consapevolezza delle relazioni tra gli elementi geometrici. Solo attraversando questi passaggi si può giungere...
Nel corso che ho dedicato al potere delle immagini nella didattica della matematica, affronto molti nodi fondamentali dell’insegnamento. Quello che condivido qui è solo una piccola finestra su una delle tante sezioni che compongono il percorso formativo. Non un approfondimento esaustivo, ma un assaggio del tipo di riflessione che propongo: uno sguardo diverso, più consapevole e metodico, sulle strategie visive e sulle modalità di lettura delle informazioni. Nella quarta parte del mio corso non introduco un nuovo argomento da aggiungere al già ricco bagaglio di contenuti didattici. Al contrario, mi soffermo su una serie di strumenti, concetti e problemi che fanno parte della quotidianità scolastica e che ogni docente si trova, prima o poi, a proporre in classe: grafici a barre, diagrammi a torta, diagrammi di Venn, relazioni tra insiemi, proporzioni, frazioni, fino ad arrivare alla probabilità condizionata. La novità non sta quindi nel cosa, ma nel come. Il mio obiettiv...